INTERVISTA STEFANO POLETTI

Incontro Stefano Poletti nel suo atelier in rue de la Fontaine au Roi in un angolo molto suggestivo della vecchia Parigi. Ho conosciuto i suoi lavori nel Giugno 2014 ad una mostra dedicata al tema dell’acqua al Pôle Bijou a Baccarat che raggruppa tutte le competenze  di complemento alla gioielleria.

Ero rimasta molto colpita dalla delicatezza ed originalità della sua collezione Abysses.

Quest’anno ha presentato, sul tema dell’aria, due nuove collezioni altrettanto originali: Mine e Fenice. Poi ci siamo rivisti all’esposizione professionale Bijorhca. dove  è stato eletto”Talento Fantasia della stagione Primavera/Estate 2016”.

 

Molto si è scritto su questo artista, sui suoi “Bijoux d’Autore”, sul suo lavoro per l’Haute Couture che esige assoluti pezzi unici e sulle sue originalissime collezioni in tirature limitate, con materiali naturali: dalla sabbia al vetro di Murano, al cristallo, allo specchio… Le sue collezioni che portano nomi evocativi... Botanicus, Brina, Eden, Ortensia... hanno un percorso creativo simile e diverso ma tutte con all’origine la natura che lo ispira, nei suoi viaggi tra Tokyo Venezia e Bellagio per poi tornare qui a Parigi in questo magico atelier per prendere forma. 

 

Più che un atelier è dentro questa serra-officina dove gli attrezzi da lavoro devono farsi spazio a fatica tra le piante, tra i prototipi, tra mille oggetti da lui disegnati per le migliori firme della moda e del lusso che Stefano dà corpo e sostanza ai suoi sogni. Ed è proprio di questo che alla fine parliamo…

Véronique OLIVIER

V.O. Alcune delle tue collezioni di bijoux sono diventate degli “evergreen”

Cosa hanno di così speciale?

S.P. Forse la cosa più particolare è il loro pubblico, un selezionato gruppo di appassionate in grado di sopportare l’attenzione per la fragilità di un collier come Ortensia in delicato vetro di Murano o le cure che richiede un pendente come Botanicus e la sua piantina viva che ti accompagna. O apprezzare la storia che c’è dietro ogni collezione, il lavoro creativo e la cura artigianale che metto nei miei bijoux.

V.O. Cosa ha dato origine a Botanicus?

S.P. Ricordo la recensione di un giornale: “…il gioiello da sempre inanimato diventa vivente …” Eravamo agli inizi degli anni 90 quando ho immaginato un pendente fatto da un globo di vetro all’interno del quale potesse crescere una piantina di edera: così è nato Botanicus! Un mini giardino da portare sospeso su di te. 

 

Nessuno prima di allora aveva osato tanto… Certo trovare il modo di produrlo non è stato facile. Dopo molte ricerche ho trovato una bottega a Murano dove un vecchio artigiano ha avuto la pazienza di sopportare le mie indicazioni.

Praticamente lavoravamo assieme, uno a fianco dell’altro. Non c’è voluto molto per trovare la giusta sintonia e da allora ho prodotto con lui gran parte delle mie collezioni in vetro.

Botanicus rappresenta perfettamente il mio lavoro, così vicino alla natura. 

 

Mia madre collezionava molte varietà di edera nel suo giardino di Bellagio: dalle foglie più minute alle più grandi, di tutte le intensità del verde, fino alle varietà screziate di bianco o di giallo. Quando Botanicus fu presentato, ricordo ancora la grande confusione di alcuni clienti non preparati a questa novità. Incapaci di gestire “una cosa viva”.

 

Nonostante le mie istruzioni mi chiamavano allarmati all’esaurirsi dell’acqua nella bolla di vetro. Più di una volta ho dovuto recarmi da loro con un vero e proprio kit di pronto soccorso con siringhe per l’acqua e piantine di ricambio… Comunque Botanicus è stato un vero successo e mi ha fatto conoscere a livello internazionale diventando un vero e proprio brand declinato anche in altre collezioni ed in oggetti di design, tutti in vetro di Murano.

V.O. E’ nato da qui il tuo rapporto con Venezia?

S.P. Venezia è una città magica e per un artista fonte inesauribile di ispirazione. Se a Parigi assemblo i miei prototipi, è dai miei viaggi che traggo la maggior parte delle idee. Proprio durante i miei viaggi a Venezia avevo comprato in stazione un libro di un certo Mr.Eden incuriosito dal suo cognome e dalla prefazione che lo collocava ai primi dell’ottocento in una grande villa alla Giudecca.

 

Coerente col suo cognome era un botanico appassionato ed aveva fatto del suo giardino un vero”Giardino dell’Eden” con vere collezioni di fiori e piante e tra le più belle e rare. L’ho cercato invano nei miei viaggi a Venezia. Del suo giardino è restata solo la leggenda. Perché non farla rivivere? 

 

E’ nata così l’idea un po’ folle di una collezione di Bijoux molto originali di una bellezza e fragilità estrema.

Per realizzarla, ho messo a dura prova l’abilità e la pazienza del mio artigiano di Murano, capace di fare cose incredibili col vetro. Nasce così il collier Eden, di sottilissimi fili di erba in vetro che si incrociano con fiori e trifoglio. Da lontano vedi solo erba e fiori. Da vicino cominciano ad apparirti minuscoli insetti ed entri con loro in un microcosmo incantato.

 

L’idea mi affascinava moltissimo ma pensavo fosse invendibile. Troppo fragile, troppo difficile da portare. Mi sono chiesto se era davvero il caso di farlo… era folle. Ed invece Eden è presto diventata una delle mie collezioni di maggior successo, un evergreen e mai la parola fu più appropriata. Chissà?

 

Forse perché nessuno ha osato tanto e stranamente non ho avuto di ritorno pezzi rotti o lamentele per la sua fragilità. Evidentemente chi sceglie questa collezione deve amarla a tal punto da sopportare il duro esercizio di attenzione a cui viene costretto. In Giappone è in assoluto la più apprezzata e alla Boutique des Jardins nei giardini della Tuilerie è andata subito a ruba.

 

V.O. E indubbiamente c’è ancora moltissima Venezia nella tua collezione Casanova….

S.P. In genere approfitto dei miei viaggi per leggere. Ed è proprio in uno dei miei frequenti spostamenti tra Parigi e Venezia, che avevo acquistato il libro: l’ Histoire de ma vie autobiografia di Giacomo Casanova. 

 

Era il periodo in cui stavo sviluppando delle nuove collezioni in vetro ed avevo finalmente trovato in una bottega di Murano l’artigiano in grado di dare forma alle mie idee. La biografia di Casanova è stata di una ispirazione incredibile: ho immaginato gli specchi che tappezzavano il soffitto dei pied à terre che frequentava, le sue amanti riflesse nella penombra delle candele. E poi Henriette, l’unica donna che ha veramente amato e lo ha poi lasciato graffiando sul vetro della finestra di un anonimo hotel di Ginevra il suo messaggio di addio… “ tu oublieras aussy Henriette …” ed ecco prendere forma nella mia mente la collezione Casanova: orecchini e collier come fossero pezzi di questo vetro rotto. 

 

Collezione che ha sorpreso molto il pubblico: prima d’ora nessuno aveva usato specchi lavorati come nel XVIII secolo. Il successo è stato notevole. La collezione è stata presentata alla mostra ”le XVIII siècle au gout du jour” al Trianon di Versailles accanto alle creazioni dei più grandi stilisti contemporanei da Christian Lacroix a John Galliano, Chanel, Yves Saint Laurent

 

La collezione Casanova è tanto conosciuta da diventare un evergreen ed ogni stagione la ri-attualizzo con nuovi modelli e nuovi colori. Ad esempio per la collezione Odette (blu, verde, arancio) ispirata dal personaggio della moglie di Swann, nella Recherche du Temps Perdu di Marcel Proust. O con la collezione Garance dove ho usato uno specchio di un  rosso molto intenso con cui ho fatto solo dei cuori, tipo ex voto con stelle incise. Fino alla collezione Noir ispirata allo shock totale dell’11 settembre 2011. In specchio nero e corallo, tra lutto e sangue. 

V.O. Come è nata la collezione Elleboro?

S.P. E’ senz’altro una delle mie collezioni più pubblicate. Un fiore delicatissimo e inconsueto spesso conosciuto come “Bucaneve”. Nonostante lo sforzo di fiorire nella più improbabile delle stagioni non riesce a farsi vedere per i suoi colori tenui e si confonde tra la neve. 

 

Ne avevo portati da Bellagio a Parigi perché era l’unico che fioriva d’Inverno e si adattava perfettamente alla finestra in ombra di casa mia. Ideale quindi per una insolita collezione d’inverno. I petali sono di ottone scaldato, inciso e martellato a mano uno a uno e poi assemblati. 

 

Per questa collezione ho sperimentato dei colori molto particolari nati dalla sovrapposizione di più bagni di rame e oro o argento. Un ulteriore trattamento abrasivo fa riportare alla superficie parte dei metalli sottostanti. Successivamente l’ho riproposta in una variante molto più luminosa con degli strass. Alla ricerca di un scintillio più discreto li ho frammentati con uno speciale shock termico ottenendo un luminoso effetto craquelé. E’ nata così “Hellebore lux”.

V.O. Quale è la storia della tua collezione Abysses presentata l’anno scorso a Baccarat?

S.P. Conoscevo già Yves Klein ed il suo incomparabile blu assoluto, ma è stato dopo aver visto la sua mostra a Beaubourg che ho deciso che si meritava un mio modesto tributo.

 

Ho scelto volutamente materiali in netto contrasto tra loro: dall’esclusivo oro in fili e foglia  nella sua lucente preziosità all’umile naturalissima spugna ma tinta di un incredibile blu. Mi sono doppiamente ispirato a questo artista: al suo metodo di lavoro, che confronta semplicità e preziosismi ed ai suoi materiali, oro, spugne, colori.

In Abysses la profondità del blu viene amplificata dalla naturale porosità della spugna sempre diversa perché irregolare e scolpita a mano. 

 

Il risultato ricorda dei crateri sottomarini ed evoca la profondità del mare. Ispirato ad un opera d’arte è diventato esso stesso opera d’arte, ne ho fatti pochissimi. E’stato comprato da gallerie e collezionisti, pensa che recentemente uno dei pochi esemplari è stato aggiudicato in un' asta di Pierre Bergé a Bruxelles.

V.O.  Dal vetro, all’edera, gli specchi, la spugna…vedo che sperimenti sempre nuovi materiali

S.P. C’è un legame molto stretto tra la storia che voglio raccontare ed il materiale che può meglio esprimerla. Ad esempio nel 2006 ho affrontato per la prima volta la fusione in bronzo.

 

L’idea era di riprodurre in modo insolito ed efficace i crateri lunari visti al telescopio in una limpida serata d’Estate dalla mia casa di Bellagio. E’ nata così la collezione Luna con moduli di più crateri che si incastrano tra loro con possibilità infinite di personalizzare il collier.

 

Per una mia cliente alla ricerca di qualcosa di insolito per una festa, ho creato un corsetto assemblando più collier tra loro. In seguito mi sono reso conto che in una sera limpida non potevano mancare le stelle ed ecco l’aggiunta degli strass ed il bracciale e gli orecchini a completare la parure. Luna ha avuto un successo straordinario diventando presto un Istant Classic. Richiesta regolarmente riesce sempre a stupire per la sua flessibile portabilità.

V.O. Su quali temi stai lavorando ora?

S.P. Quest’anno per celebrare l’arrivo dell’Estate mi sono ispirato alle forme arrotondate del mio vaso Farfalle e dai campi pieni di margherite che guardano il lago di Como. Ho cercato di cogliere la leggerezza e la freschezza di questo bianco abbagliante. E poi c’era la voglia di tornare a Venezia, nella fornace del mio artigiano di Murano per ottenere dai suoi vetri questi fiori forgiati a mano, uno ad uno: è la collezione Daisy.

 

Poi per contrasto ho creato Belladonna. Quasi un gioco di parole nel contrasto di una pianta dai fiori belli e delicatissimi e la perfida pericolosità dei suoi frutti velenosi. Per un omaggio alla “Femme fatale”ed alla sua ambiguità tra bellezza e pericolosità ho scelto dei fiori ritagliati nell’ottone martellato a mano ricercando poi particolari effetti con un complesso lavoro di ossidazione. 

Il risultato è una collezione dove ogni pezzo è assolutamente unico, diverso dal precedente sia per la lavorazione artigianale che per le imprevedibili e disuguali sfumature acquisite dal metallo ossidato. Per l’ultima parte dell’anno, sono tornato ad ispirarmi alle notti d’inverno a Bellagio. Cielo terso e molto freddo. Stelle che si vedono nitide come non mai. Rarissime per il cielo di città ed impossibili per quello della troppo luminosa Parigi.

 

La collezione si chiama Oh Ciel!... Le stelle dorate brillano su due  tonalità di sfondo. Il Blu profondo per “heure blue” l’ora “entre chien et loup”…tra il cane ed il lupo… quando il cielo non è ancora completamente nero. E poi nero, nerissimo per le ore più profonde con le semisfere di legno carbonizzate dal fuoco, che ha bruciato a lungo, che ha illuminato… ma poi si è spento.

Si è fatto tardi, il pomeriggio è volato tra l’ottima tazza di the giapponese ed il fascino delle storie di questo artista. Vederlo muoversi nel verdissimo disordine della sua serra-atelier-officina ha un qualcosa di strano, mi ricorda un folletto, un elfo dei boschi… Poi vedo su un angolo del muro alcune foto di sfilate. Pezzi unici. Non abbiamo parlato dell’alta moda, dei suoi lavori di design, delle collaborazioni con Lalique, Swarovski, Lampe Berger, Baccarat o ancora con la maison DaumOttima scusa per incontrarlo di nuovo, tra un viaggio e l’altro..